#14 - Natale 2016: Un bilancio... al "giro di boa"


Carissimi amici, condividiamo con voi il bilancio di questi due anni di esperienza in Kenya che sono stati sicuramente belli e intensi, anni di confronto reciproco e personale, conditi da momenti di gioia e momenti di difficoltà. Siamo convinti che senza fatiche l’esperienza non possa essere completa.

È una grazia potersi fermare di tanto in tanto e ascoltare la voce del Signore e riconoscere la Sua presenza in tutto quello che ci circonda: partendo dai nostri bambini Tommaso ed Edoardo che ogni giorno sono per noi motivo di sorpresa nella loro semplicità nel vivere la quotidianità; poi le tante persone che ci sono accanto e che dimostrano quanto ci vogliono bene; la bellezza del sentirsi parte di una nuova famiglia fatta di preti e laici assieme; l’amore che i disabili dell’Arca ogni giorno ci regalano; la tenerezza dei volti dei bambini dei centri che ci vedono come i loro zii bianchi; per ultimo, ma non meno importante, noi come coppia ci sentiamo cresciuti e maturati.




Quest’anno 2016 è stato ricco di incontri con nuove realtà, nuove situazioni e persone; ci ha visto accogliere visitatori e ospiti che a volte ci hanno anche messo in discussione e obbligato a fermarci a fare il punto della situazione sul perché del nostro servizio qua; ci siamo sentiti sempre più dentro alle nostre realtà dove prestiamo servizio e ci siamo impegnati ulteriormente sentendoci corresponsabili di scelte e decisioni a volte anche importanti.
Questo periodo è stato talvolta per la nostra coppia un cammino in salita durante il quale ci siamo dovuti anche aspettare e rispettare a vicenda; quando si vive questo tipo di esperienza forte, spesso succede che pur uniti, si cammini sugli stessi binari ma con velocità diverse. Grazie al dialogo e la pazienza (che questa cultura ci insegna) siamo riusciti a prenderci per mano, darci qualche scossone e a ripartire con la giusta motivazione e grinta.



Un giorno, durante il confronto con alcuni direttori del St. Martin per la verifica annuale con lo staff, ci siamo ‘lamentati’ di aver avuto periodi troppo carichi di lavoro, dei troppi visitatori e delle tante sfide e momenti di difficoltà, tensione e nervosismo che essi a volte comportano (essere punto di mediazione tra due culture così diverse è forse per noi l’aspetto più difficile da vivere) e del fatto di essere davvero fisicamente e psicologicamente stanchi. Dopo una tale condivisione di solito ci si aspetta di ricevere parole di conforto e supporto e, a dire la verità, col senno di poi in un modo un pochino diverso sono anche arrivate. Uno dei direttori (“il saggio” del gruppo) ci ha ricordato le parole di Madre Teresa: “Mandami qualcuno da amare Signore, quando ho fame, dammi qualcuno che ha bisogno di cibo; (…) quando ho bisogno che ci si occupi di me, mandami qualcuno di cui occuparmi; quando penso solo a me stesso, attira la mia attenzione su un’altra persona.” Questo sua risposta ci ha dapprima spiazzati, poi stupiti, ma subito dopo ci ha spronati e ci ha fatto capire quanto siamo fossilizzati solo su di noi.
Quante volte ci lamentiamo di avere troppo da fare, di essere sempre di corsa, di vedere i nostri piani andare in fumo perché succede qualcosa che ce li stravolge o arriva qualcuno che ce li sconvolge…
E ora diciamo: PER FORTUNA! SE SUCCEDE QUESTO SIGNIFICA CHE SIAMO VIVI! CHE BELLO VEDERSI SCOMBUSSOLARE LE GIORNATE, CHE BELLO AVERE QUALCUNO CHE VIENE A INTERROMPERE LA TUA ROUTINE, CHE SENSAZIONE DI LIBERTÀ TI DÀ AFFONTARE LE GIORNATE SENZA PIANIFICARE TUTTO AL DETTAGLIO! 




Quale grazia più bella del prestare servizio per gli altri e per lo più gratuitamente! Non saranno certo la stanchezza o i momenti difficili a restare impressi nella nostra mente. Ma un domani ci ricorderemo della bellezza che scaturisce dall’imprevedibile. Come quando Ilaria accoglie i visitatori senza appuntamento, che la obbligano a mollare tutto e a dedicarsi totalmente a loro magari di malavoglia, ma che si rivelano poi essere persone splendide che varrebbe la pena conoscere più a fondo e che lasciano un’impronta indelebile nella memoria. O come quando a Fabio, immerso nel lavoro d’ufficio con scadenze da rispettare, viene chiesto all’improvviso di andare a prendere un collega che viene dimesso dall’ospedale e lui è l’unico che può andare perché non ci sono altri autisti disponibili e alla sera si trova il cuore pieno di gioia per aver aiutato un amico.

Vi lasciamo con una preghiera dedicata a Maria, in questi giorni d’Avvento, affinché la Sua dolcezza possa accompagnarvi ad accogliere ancora una volta quel Bambino che ci ricorda quanta grazia e vita ci sia nel dire SI’ all’imprevedibile.

Maria, mia cara madre,
raccontami la sorpresa del tuo cuore
quando l’angelo ti ha chiamata
a diventare la prescelta.

Maria, mio caro esempio,
raccontami la consolazione del tuo cuore
quando hai guardato per a prima volta Gesù nel tuo grembo
e ti sei presa cura del tuo piccolo Dio.

Maria, mia cara amica,
raccontami la felicità del tuo cuore
quando i tuoi amici ti dicevano
che Gesù ti assomigliava.

Maria , mia cara madre,
raccontami la gioia del tuo cuore
quando hai abbracciato Gesù per a prima volta
e hai accolto anche me in questo abbraccio infinito.



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