#18 - Natale 2017: Lettera ai nostri figli


Lettera ai nostri figli


Cari bambini o rospettini (come vi chiamiamo amorevolmente noi), in questo periodo di Avvento vorremmo scrivervi un po’ di cose che non vi abbiamo mai detto in questi anni di missione e che voi in un modo o nell’altro ci chiedete con le vostre curiose e innocenti domande.

Questo è il nostro quarto Natale a Nyahururu e per voi è normale viverlo al sole che picchia, correndo tra l’erba secca di questa stagione, con i vostri amichetti dei centri di recupero da una vita di strada del St. Martin, mangiando capretto ai ferri e polenta senza sale.
Avete iniziato a chiederci perché qui non c’è la neve, dove sono gli alberi con le lucette e le palline e se anche quest’anno Babbo Natale si ricorderà di portarvi qui in Africa i doni giù dal camino.
Ma poi tornate a giocare coi vostri amici del Talitha Kum, dei centri, o i figli dei nostri colleghi, e tutte queste “preoccupazioni” spariscono perché capite che il vero Natale è stare in semplicità con coloro ai quali si vuole bene.

Le vere e profonde emozioni si vivono nella tenerezza di un momento intimo e familiare. Come quando abbiamo ascoltato i nostri amici cantare una canzone particolarmente toccante: padre e figlia, con una sintonia perfetta, hanno invocato “Lord I need you” (Signore ho bisogno di te). E quella sera tu, Tommaso, ci hai raccontato di aver vissuto una sensazione mai provata prima: le lacrime scendevano da sole e tu non riuscivi a controllarle. Ti sei emozionato, ed è qualcosa di bellissimo, di umano, di invidiabile.

“Perché siamo venuti in Kenya?”
Tante volte ci è stato chiesto di raccontare la nostra missione, ma le parole sono sempre inadeguate per trasmettere un’esperienza vissuta che coinvolge tutti i sensi, la testa e il cuore. È una domanda a cui non è facile rispondere, ma è importante. In questo periodo vi parliamo tanto di Gesù che vive nel cuore di ogni persona e che ci parla in tanti modi. Per ognuno dei suoi figli Lui ha un sogno di felicità, desidera il nostro bene e se riusciamo ad ascoltarlo ci dice come vivere nella gioia. Quando si sceglie di seguire Gesù bisogna farlo sul serio, Lui non ammette indecisioni, ci vuole tutti per sé. E allora bisogna imparare a vivere il Vangelo amando la comunità e scegliendo la comunione fraterna. Non siamo venuti qui per fare chissà che cosa, ma per vivere nel modo in cui Gesù ci ha insegnato: sperimentando la semplicità dell’amore come un assaggio del Regno dei Cieli.
Non abbiamo uno stipendio vero e proprio, ma non ci è mai mancato niente; è una vita semplice e vi auguriamo di fare questa esperienza anche quando sarete più grandi: più si condivide e più ce n’è per tutti.
Vi auguriamo di crescere liberi dalle cose materiali, non sprecandole, ma usandole per il vostro bene e il bene degli altri.

“Perché Gesù ci vede sempre? E come fa a stare dentro al nostro cuore?”
Tutto è cominciato un mesetto fa quando, per farvi fare i bravi prima di Natale, vi abbiamo raccontato che ci sono dei folletti in giardino che vi guardano e poi vanno a riferire a Babbo Natale se vi meritate i regali richiesti oppure no.
Poi, durante la messa di inizio Avvento, fr. Njenga ha invitato tutti i cristiani a prepararsi ad accogliere Gesù nei nostri cuori, ci ha ricordato di comportarci bene e di seguire il Vangelo perché Gesù ci scruta sempre. Così quella sera ci avete chiesto come fa Gesù ha entrare in un posto così piccolo come il cuore. La tentazione era quella di dirvi di chiederlo a uno dei tanti preti missionari che vivono qui con noi, ma poi, riflettendoci bene, abbiamo deciso di raccontarvi un esempio reale di una delle vostre amiche disabili dell’Arche Kenya che conoscete e a cui volete un gran bene.
Volevamo farvi capire che Gesù non è un’entità astratta ma lo si vede e si incontra nei volti e nei gesti delle persone che ci circondano.
Vi abbiamo spiegato di come Susan sia stata isolata dalla gente del suo villaggio perché, secondo il pastore della sua chiesa protestante, la disabilità era da associare alla presenza diavolo. Da quando Susan è ospite all’Arche Kenya invece, avete capito quanto sia piena di amore e gioia nell’accogliere tutte le persone che incontra.
Vi abbiamo allora spiegato che Gesù sono tutte quelle emozioni che si sentono dopo questi speciali incontri carichi di gioia e, se come dici tu, Edoardo, “dentro al cuore c’è un Gesu’ piccolo piccolo”, allora vi invitiamo a provare ad ascoltare quello che dice; vi spiegherà dolcemente tante cose e imparerete a riconoscerlo nelle persone che vi circondano e nelle cose che vi succedono. 

Vi auguriamo che possiate portare anche in Italia, in futuro, nei vostri cuori, le esperienze coltivate in questo Paese che con tanta semplicità ci ha accolto, e possiate viverle e farle rivivere a tutte le persone che nella vostra vita incontrerete.

Buon Natale ai nostri rospetti,

Mamma e Papà







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