#10 - 2016.03 - Fermiamoci un attimo!




FERMIAMOCI UN ATTIMO!





“Siamo tutti chiamati a fare,
non cose straordinarie
ma cose ordinarie
con un amore straordinario
che sgorga dal cuore di Dio”
(JEAN VANIER)






Stop. È ora di sederci. È tempo di riposare. È il momento di lubrificare il motore per ripartire ancora più carichi.
Queste le nostre riflessioni di inizio gennaio: un anno e mezzo ricco di novità, incontri, sfide ha assorbito   molte delle nostre energie perciò urgeva “andare in disparte, in luogo solitario e riposarci un pochino” (Mc 6, 30). È stato il  regalo più bello che potessimo farci. In due momenti diversi (per motivi pratici di gestione dei bambini), a distanza di una settimana l’uno dall’altra, ci siamo dedicati completamente all’ascolto: della Parola, di Dio e di noi stessi, al centro per ritiri spirituali dei Gesuiti a Nairobi.
Sono stati dieci giorni duri, difficili, di silenzio e preghiera, ma “se non facciamo silenzio non possiamo sentire la voce di Dio” ci hanno suggerito il primo giorno.

Da una vita laicale, abituati alla confusione di una casa con le porte sempre aperte ad ospitare bambini e amici, abbiamo fatto parecchia fatica a resettare le orecchie per aprirle solo ai suoni della natura e a resettare il cuore per accogliere un Dio desideroso di parlarci. È bello fermarsi e riscoprire la natura con gli occhi curiosi di un bambino che vede nei fiori, nelle farfalle, negli alberi, negli uccellini….. le cose più belle e interessanti del mondo! Ma quando hai tempo puoi farlo, puoi godertele e ascoltarle, toccarle, annusarle, osservarne i minimi particolari. Ed è proprio da questo riavvicinarci alla natura che siamo partiti per riavvicinarci a Dio.

È vero che al St. Martin e all’Arche non mancano i momenti di spiritualità, ma ora abbiamo voluto regalarci una coccola in più tutta per noi per non rischiare di dare sempre tutto per scontato.
È bello rileggere la propria vita alla luce di un altro sole e al chiarore di un’altra luna; lontano da tutto e da tutti, solo tu: te stesso e Dio, nient’altro. E non puoi nasconderti. Devi essere sincero, tante cose sono venute fuori, magari ci hanno fatto soffrire, magari ci siamo sentiti inadeguati, magari abbiamo scoperto qualcosa di bello in noi che ancora non conoscevamo… Ma è questo il punto: fare emergere tutto ciò che fin’ora abbiamo preferito non vedere o abbiamo fatto finta che non ci fosse. Dio ci ha preso per mano e con tanta pazienza ci ha guidato in un mondo magico: il suo infinito amore!

Non è una novità, ma ogni tanto è bene ricordarcelo: Dio ci dice “tu sei il mio amato, in te mi sono compiaciuto”.  Dio ci ha anche ricordato quanto grande sia la sua misericordia, se solo noi avessimo il coraggio di fare almeno un gesto che somiglia anche lontanamente al pentimento, Lui sarebbe già fiero di noi (lo scrive anche papa Francesco nel libro “Il nome di Dio è misericordia”).

Ultimamente avevamo perso un po’ la bussola e le nostre strade stavano procedendo parallelamente, non riuscivamo ad incontrarci. Ognuno viveva le esperienze come SUE e non riuscivamo a farle diventare NOSTRE. Ma noi siamo qui come famiglia e come coppia, oltre che come singoli, perciò dobbiamo vivere il più possibile al plurale i tanti bei momenti che ci vengono donati.

“L’amore è paziente, l’amore è benigno; non è invidioso, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta.” (COR 13,4-8)

Quanto difficile è mettere in pratica queste parole, quanto orgoglio dobbiamo mettere da parte per ascoltare gli insegnamenti di Gesù! 

Allora, visto che la Pasqua si sta avvicinando proviamo a lavarci i piedi l’un l’altro, proviamo ad inginocchiarci davanti al fratello e alla sorella e proviamo a permettere loro di fare altrettanto con noi.

BUONA PASQUA DI MISERICORDIA






LABIRINTO
In questo bellissimo posto chiamato “Mwangaza” c’è anche un labirinto simbolo di ricerca del centro della nostra esistenza.
Facendo questa sorta di esercizio abbiamo sperimentato metaforicamente la difficoltà di avvicinarci a Dio, o meglio, ogni volta che ci sembrava arrivato il momento di raggiungere il centro c’era qualcosa, un ostacolo, un muro, una difficoltà, che ci faceva allontanare da esso. Era frustrante vedersi ormai vicini alla meta e il passo successivo trovarsi più lontani di prima. Bisogna perseverare, avere pazienza, continuare a cercare, a camminare e a voler arrivare a Dio, il nostro centro, il fulcro della nostra vita, la vetta che vogliamo raggiungere.
A volte in questo esperimento eravamo da soli con i nostro ritmi, la nostra andatura e le nostre soste. Altre volte ci siamo trovati con altri compagni di viaggio a camminare, ognuno nella propria stradina ma sapendo che la ricerca costante di Qualcuno ci accomuna: sia che noi siamo bianchi o neri, alti o bassi, timidi o spavaldi… tutti siamo in cammino ma qualche volta dobbiamo fermarci per capire a che punto siamo: se scorgiamo colline, monti, tetti di case o il mare...  Dobbiamo riprendere fiato, mangiare un pezzo di cioccolato, per poi ripartire più “pimpanti” di prima (i nostri genitori che sono sempre stati appassionati montanari e i tanti amici che amano camminare in montagna, sicuramente avranno capito di cosa stiamo parlando!).
Buona ricerca!




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