#6 - 2015.09 - Attenti ai lacci delle vostre scarpe!!!



Ciao a tutti. Questo mese vi raggiungiamo con una lettera particolare. Dopo tre mesi di ospiti, visitatori, safari e incontri vari, abbiamo pensato di lasciare spazio e parola al nostro Tommaso che ha deciso di rivolgersi direttamente ai nostri lettori più piccoli!

Ciao, mi chiamo Tommaso e come sapete già, con la mia mamma, il mio papá e il mio fratellino in questo momento abitiamo in Kenya. Ho 4 anni e come molti di voi, anch’io vado a scuola. Qui peró il sistema é un pochino diverso. Io so giá scrivere e leggere tutte le lettere e i numeri e se mi dettate lettera per lettera sono capace anche di scrivere i nomi delle persone, delle cose e degli animali che mi piacciono di più.

La mia scuola si chiama Elite. É molto bella e colorata. É costruita come un villaggio Masai rotondo con al centro un bel giardino per giocare. Le classi sono come delle capanne (ma sono di cemento e con il tetto di legno!!!) e hanno i nomi degli animali africani e delle varie nazioni dell’Africa (ad esempio la mia classe si chiama Leopard). I muri sono tutti disegnati con animali, varie cose, lettere e numeri e ciò mi dà molta allegria ogni mattina appena arrivo a scuola. La mia maestra si chiama Lucy (proprio come la signora che sta a casa tutto il giorno con Edoardo). Prima di entrare in classe c’é un altro giardino pieno di giostrine: ci sono le altalene, gli scivoli, il gira gira (cosí lo chiamo io), il castello attrezzato, ... e con i miei amici giochiamo qui un sacco. 
Sapete, molti non sanno andare in altalena cosí io insegno loro come si fa. Loro però mi hanno insegnato fin da primo giorno a giocare con un copertone di una ruota di macchina che si divertono a far rotolare da un bambino all’altro oppure a corrergli dietro cercando di non farla cadere. La prima volta che ci ho provato non sono riuscito e sono tornato a casa piangendo dalla mamma che mi ha consolato dicendomi che con un po’ di esercizio potrò anch’io diventare bravo come i miei compagni. Ed è proprio vero! Ora faccio le gare con Makelovish che e’ il mio migliore amico e siamo sempre pari!!!


Questa è una scuola un pochino diversa dalle altre del Kenya. Per fortuna non ci danno compiti per casa, gli esami che facciamo alla fine di ogni trimestre sono fatti sotto forma di gioco e io non mi accorgo neanche che teacher Lucy ci sta interrogando; non c’é un primo e un ultimo della classifica come invece sento dire che è una cosa importante nelle altre scuole. La mia mamma e il mio papá mi hanno detto che é una scuola un pochino come quelle italiane: dicono che si usa il metodo Montessori (peró io non capisco questa parola, non so cosa voglia dire). 

Nella mia scuola ci sono quasi tutti bambini africani e all’inizio mi toccavano la pelle, i peletti delle braccia e i capelli. Io mi arrabbiavo e tenevo il muso ma adesso non lo fanno piú perché la maestra non vuole e comunque hanno capito che sono fatto proprio come loro (solo un pochino più chiaro…).
Sapete cosa ho scoperto? Non sono l’unico che arriva da un paese diverso: ci sono giapponesi, indiani, tanzanesi, ugandesi, somali, .... e siccome anche loro come me sono arrivati qui senza sapere nemmeno una parola di inglese e kiswahili, la maestra all’inizio dell’anno per insegnarci queste lingue faceva una cosa buffa. Adesso ve la spiego: per esempio se doveva insegnarci la parola ‘saltare’, lei saltava veramente e ci ripeteva tante volte quella parola in inglese e swahili cosi’ la imparavamo a memoria; o ‘camminare’, e lei camminava mentre ci diceva la parola nelle lingue che usano qui. Adesso abbiamo imparato tutti l’inglese e tutti parliamo anche Kiswahili (io sono anche piú bravo di mamma e papá). Invece per insegnarci a contare facevamo il gioco dell’asino e contavamo da uno a dieci tirandoci il pallone. Adesso sono capace di contare fino al cento!

C’é un’altra cosa che é diversa dalla mia scuola in Italia. Qui andiamo alle lezioni tutti in uniforme. Abbiamo il maglioncino blu, pantaloni blu, camicia bianca, un passamontagna blu e la giacca pesante blu (perche’ la mattina fa tanto freddo) e anche la cravatta (ma quella solo se vogliamo. Io la voglio sempre). Il signor Ndegua, che è una specie di capo della scuola, ha detto che l’importante è mettere la cravatta il venerdì perché cantiamo l’inno nazionale del Kenya. Con l’uniforme nessuno é diverso dagli altri cosí non ci sono differenze tra ricchi e poveri  e ci sentiamo tutti uguali e belli.



La mattina mi porta a scuola il papà con la macchina e quando arrivo (circa alle 8) vado subito in classe dove trovo i miei amici che arrivano molto prima di me col pullman della scula, e la maestra e il signor Ndegua hanno già controllato se l’uniforme è pulita, aggiustata, se le mani sono lavate, se le unghie sono sporche, se ci sono strani segni in faccia di schiaffi o botte ecc…  
Poi andiamo tutti a fare la pipí seguendo la maestra al ritmo di marcia e urliamo ‘March tuende, march tuende…’ (marciamo andiamo, marciamo andiamo…). Studiamo/giochiamo fino alle 10.30. Poi c’é una merenda buona buona: latte bianco zuccherato e pane per tutti. Alle 13.00 andiamo a mangiare la pappa. A me non piace mangiare quello che mangiano qui in Kenya (fagioli, polenta senza sale, patate mixate coi piselli e il mais…) cosí la mamma e il papá mi preparano sempre un bel panino grande (a volte con la nutella, a volte con la marmellata oppure con il miele di Mochongoi che don Sandrino ci regala sempre; qualche volta, se c’è perché qualche ospite ce l’ha portato, anche con il salame), una bella banana e un bel bricchetto di latte e cioccolato. I grandi mi hanno spiegato che io non posso bere l’acqua del rubinetto se no mi viene mal di pancia, cosí ho le mie due bottigliette tutte colorate con l’acqua buona bollita e filtrata. 
Dopo la pappa andiamo a letto ma io non dormo quasi mai. Non mi piace dormire perché adesso sono grande. Voglio sempre giocare con i miei amici Allan Zaccary e Justmine e Amber saltando sui materassi e ridendo un sacco e qualche volta la maestra entra e ci vede si arrabbia tanto. Cosí faccio finta di dormire e lei esce. Una volta è successo che mi sono addormentato veramente e quando mi sono svegliato non ho più trovato i lacci delle mie scarpe. Dovete sapere che qui dormiamo su dei materassini (non sui lettini come all’asilo italiano) e rimaniamo tutti vestiti con l’uniforme, la giacca e le scarpe. Quella volta un bambino mi ha rubato i lacci e dopo scuola sono dovuto andare col papà a comprarne di nuovi.
Alle 15.30 un signore con gli stivali che di solito dà l’acqua al giardino, ci sveglia, facciamo ancora la pipí e alle 16.00 con l’autobus della scuola partiamo per tornare a casa. La mamma mi aspetta davanti alla chiesa e io scendo sempre tutto sudato e stanco morto. La mattina peró non vado con l’autobus perchè passa troppo presto e io sono come la mia mamma, voglio sempre dormire. Allora il papá ha deciso che mi porta lui. Quando arriviamo faccio sempre i capricci ma é una cosa che facevo anche in Italia quando andavo all’asilo Mago di Oz. Allora il papá mi da un bel bacione e tutto passa. Il papá ha i baci magici!
Ho sentito che avete finito le vacanze anche voi in Italia e che tra un pochino inizierete la scuola. Io ho fatto un mese di vacanza perché qui ogni tre mesi di scuola ce n’è uno di riposo.

Voglio raccontarvi cosa ho fatto io quest’estate (anche se qui adesso é inverno!!!). Intanto ho conosciuto un sacco di persone italiane che sono state qui in Kenya. Tanti simpatici ragazzi e ragazze che hanno giocato un sacco con me e tutti mi hanno portato dei regalini (perche’ io sono un bambino bravo!). Poi sono venuti a trovarmi i nonni Morena e Luciano per ben 40 giorni. Con loro stavo solo i pomeriggi e i fine settimana perché a Luglio ero ancora a scuola.
Peró c’é una cosa che voglio proprio dirvi: sono andato a vedere gli animali. Ma mica quelli che si vedono in Italia. No, no! Ho visto i leoni (che facevano un pochino paura e io sono stato vicino vicino alla mamma e le ho chiesto di chiudere bene il finestrino della macchina), gli elefanti (che si spruzzavano l’acqua e il fango col naso lungo per rinfrescarsi nel laghetto), le giraffe dal collo lungo (ne ho viste ben di tre specie diverse: gialle, marroni e bianche), gli impala, le gazzelle, le antilopi grigie e rosse, il ghepardo, il cervo d’acqua, gli ippopotami, le aquile pescatrici, gli gnu, i bisonti, le zebre (sapete ce ne sono di due tipi: quelle con le strisce larghe e le orecchie a punta, e quelle con le strisce strette e le orecchie rotonde come Marty di ‘Madagascar’), i pellicani, i fenicotteri, le scimmie (anche i babbuini dal culetto rosa), le cicogne, i facoceri (come Pumbaa del ‘Re Leone’).... Al mare e alle cascate ho visto anche i dromedari!
Qua é come vivere in un grande zoo. Ma gli animali sono liberi e bisogna stare attenti perché possono arrabbiarsi. Bisogna stare zitti zitti dentro la jeep e ascoltare cosa dice il guardiano del parco.
Sono proprio fortunato ad essere qui. Magari un giorno qualcuno di voi mi viene a trovare cosí vi presento i miei amici e andiamo assieme a vedere gli animali.




Ahn, dimenticavo di dirvi che da quando ho cominciato la scuola tutti mi chiamano ‘Tomasso Fabbio’ (scritto proprio così!) perché quando la direttrice ha saputo che avevo solo un nome e un cognome è rimasta stupita perché qui tutti hanno un nome della tribù dato alla nascita e un nome inglese dato al battesimo (più il cognome della famiglia). Il fatto che io avessi sono un nome mandava in tilt il registro scolastico e quindi ha chiesto come si chiama il mio papà e da quel giorno quello è diventato il mio secondo nome. Comunque il problema è che non sanno scrivere nessuno dei due nomi quindi la mamma si mette sempre a ridere quando vede gli strafalcioni che scrivono nei miei lavoretti che faccio a scuola.
 Va bhé, facciamo così: voi chiamatemi pure come volete... tanto a me piacciono tutti i nomi del mondo!!!

Vi saluto con un bacino
Tommaso
(& mamma, papà e Edo)


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