#5 - 2015.07 - 50 anni di Fidei Donum


Carissimi amici é da  tanto che non scriviamo nel nostro blog ma il periodo estivo europeo é il momento in cui qui si lavora di piú. Noi le ferie le faremo a dicembre. In questo periodo arrivano un sacco di visitatori da tutte le parti del mondo, compresi tanti italiani.

Ilaria facendo parte del PR (public relation department) é sempre molto impegnata ad accompagnare nei vari centri del St.Martin i visitatori spiegandone la storia, lo scopo, facendo incontrare loro i beneficiari ecc... Anche Fabio, sebbene lavori all’Arche, quando arrivano gruppi di italiani, spesso si stacca dal suo lavoro per stare con loro e accompagnarli qua e la’.





Percio’ questo mese non abbiamo avuto molto tempo per scrivere il nostro usuale blog, quindi abbiamo deciso di riportare la nostra esperienza vissuta dal 7 all’11 luglio durante il convegno per il 50° anniversario della presenza dei fidei donum padovani nella diocesi di Nyahururu ma anche dei fidei donum locali che fanno missione in altre diocesi limitrofe.

Ci siamo resi conto che la Chiesa del Kenya, come quella italiana, ha ancora molto da camminare; infatti noi Laici non eravamo stati ufficialmente invitati al convegno, ma facendo parte della diocesi di Nyahururu i sacerdoti missionari padovani ci hanno caldamente richiesto di essere presenti. 

Il tema del convegno era: “Convegno per i preti Fidei Donum in Kenya”.



 
Una cosa molto interessante per noi é stata la presenza non solo dei preti che da altre parti del mondo vengono qui a svolgere la loro missione, ma anche di preti locali che decidono di spostarsi da una diocesi all’altra e donare la loro vita a fratelli di tribú, lingua, usi, costumi e tradizioni diverse. Ebbene sí, il Kenya é un paese fatto di tanti piccoli kenya!!! Ogni tribú ha le sue tradizioni, la sua cultura e la sua lingua. Un Fidei Donum del Kenya che va a lavorare in un’altra diocesi dello stesso Kenya si sente uno straniero nella propria terra: non sa la lingua, ha tradizioni e modi di vivere completamente diversi. Anche per lui si presentano le sfide dell’imparare un’altra lingua, del conoscere e capire con pazienza una cultura diversa, dell’entrare piano piano a contatto con la gente locale che e’ molto riservata e chiusa.

Ma torniamo a noi: Ilaria e Fabio. Ovviamente il primo sentimento che abbiamo vissuto é stato quello di non essere accolti/accetati/concepiti nella Chiesa del Kenya come laici Fidei Donum. Ma ormai abbiamo imparato una cosa in questi mesi, il Signore non ci da’ le risposte quando le vogliamo noi ma solo quando Lui capisce che siamo pronti per riceverle. Infatti dopo un paio di giorni di convegno abbiamo avuto la fortuna di parlare con un Vescovo di una diocesi vicina e che era anche colui che presiedeva convegno. Parlavamo del piú e del meno, del ruolo centrale che hanno i laici locali nella Chiesa (i preti sono pochi e le chiese tante. Il piú delle volte la domenica il prete non riesce a celebrare l’Eucarestia, cosí il catechista fa la celebrazione della Parola per tutti i presenti) e improvvisamente guardandoci con grande umiltá ci ha detto: “Ragazzi scusateci tanto, non avevamo concepito la presenza dei laici in questo convegno e nemmeno delle suore... Scusateci. Ma la vostra presenza ci ha fatto capire il nostro errore e quanto il mondo laicale lavori nella Chiesa, magari in sordina, magari senza che nessuno se ne accorga. Perció grazie di aver accettato di restare e di vivere con noi questo convegno”.  Ecco, come il solito il Signore ci ha dato la risposta quando meno ce lo aspettavamo! La nostra presenza é servita per mettere dei punti di domanda, di discussione e per aprire le prospettive anche di questa Chiesa, cosí giovane ma che si sente gia’ autonoma, non piú bisognosa di fratelli e sorelle da altri paesi (come un’adolescente che non sa dire grazie ai genitori per tutto quello che riceve ma vuole solo la sua indipendenza).

Durante il convegno abbiamo sentito ripeterci piu’ volte il significato della parola Fidei Donum: DONO della FEDE. Non ci pensiamo spesso e non sempre ci ricordiamo cosa vuol dire. Caspita che responsabilita’ che abbiamo!
Essere dono di Fede é una cosa cosí importante. Il Signore ha chiesto a noi di accettare questa chiamata. Proprio noi! E per ora non é ancora ben chiaro il perché. Poteva chiamare qualsiasi altro invece ha chiamato noi. Il Signore ha sicuramente un suo progetto per noi, per la nostra famiglia e per le nostre due piccole creature. Inutile cercare di trovare risposte. Non le troveremo facilmente. Come dicono qui, POLE-POLE.  Sono, e siamo, certi che la risposta arriverá. 


 

Ogni tanto ci piace paragonare il Signore a una persona che conosciamo molto bene e che vive in Italia, é una gran persona. Un uomo che parla poco, meditativo e che a volte ci mette pure a disagio. Con il suo silenzio ci rende vulnerabili. Ma quando parla lo fa perché ha le risposte. Ecco, il Signore in questo periodo é un pochettino cosí con noi. Non ci parla molto, o meglio non lo fa ad alta voce; ma quando lo fa, ci insegna a vivere!
Essere Dono della Fede é qualcosa di incredibilmente grande, Dio ci vuole qua come famiglia ad essere esempio nella nostra semplicita’. E la cosa piú bella (forse anche la risposta) é vedere che la gente ci apprezza, ci vuole bene e ci ringrazia per aver deciso di condividere con loro la nostra vita. A volte non ci capiscono, ma e’ normale. Una famiglia in cui la madre é libera di andare via qualche giorno con i colleghi o con i visitatori e il padre resta a casa con il figlio piú piccolo da solo...Non si é mai visto! Ma sono queste cose che colpiscono.
Oppure la nostra disinvoltura nell’accetare gli inviti di chi ci apre la sua casa, chi ci offre un piatto caldo o un chai. Ancora, il nostro avere la porta di casa sempre aperta per accogliere tutti...




Vogliamo raccontarvi una piccola storia che Fabio ha vissuto personalmente e che ultimamente ci sta facendo riflettere sulla parola Fidei Donum.
Nel college all’interno del quale si trova la nostra casa, ci sono tanti ma proprio tanti lavoratori. Parecchi di loro purtroppo bevono (l’alcolismo é una grande piaga in questo paese) e spesso sono giá ubriachi fin dalla mattina. Ma c’é una persona, che era un pochettino che girava attorno a Fabio, e gli parlava in modo sgradevole, a volte con parole un pó pesanti, che ci e’ rimasta nel cuore. Fabio ricorda perfettamente il giorno in cui si e’ avvicinato a lui e gli ha detto di smetterla, ormai capiamo bene la lingua locale e quando ci offendono lo comprendiamo bene. I giorni passavano e quest’uomo si spegneva sempre di piú, la quantitá di alcol assuta cresceva giorno dopo giorno. Lo si vedeva, lo si sentiva: la puzza di alcol e’ inconfondibile! 

Fabio peró non aveva capito una cosa: il suo essere maleducato, offensivo, sgarbato nei suoi confronti era l’unico modo per quest’uomo di richiamere la sua attenzione. Era una richiesta di aiuto e Fabio non lo avevo colto nell’immediato. Ma il Padre ci guida sempre nella direzione giusta. Cosí un giorno, in pausa pranzo, ha deciso di togliersi il vestito di bianco ‘superiore’ (che per quanto si cerchi di non avere é parte di noi e dobbiamo accettarlo!) e di fermarsi e parlare faccia a faccia, come due fratelli. Dopo pochi minuti questo uomo (che avrá circa 50 anni) gli ha vomitato addosso la sua triste e dura storia familiare. Piangeva come un bambino! Che strano, un adulto che piange davanti ad un ragazzo (in fin dei conti Fabio potrebbe essere suo figlio). Ebbene lui voleva solo un aiuto. E finalmente ha deciso di farsi aiutare, ha deciso di provarci. Ce la fará? Noi crediamo di si. Dopo due mesi di accompagnamento lo abbiamo visto cambiato. Non beve piú, non puzza piú costantamente di alcol! 
Che sia questo essere Fidei Donum? Non lo sappiamo con certezza, ma vogliamo credere che in parte lo sia!

Alla prossima lettera e buona estate!
Ilaria & Fabio
Tommaso & Edoardo

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